lunedì 22 ottobre 2012

Day 22

Alex è morto. Ho impiegato parecchio tempo prima di tornare a scrivere qui sopra. Sono... a pezzi. Tutto è accaduto così in fretta che, ancora adesso, non riesco a realizzare che sia tutto vero. Sto ascoltando Uprising dei Muse. Tremo. Ho i nervi tesi come corde di chitarra. Giuro che se incrociassi ora le Dive le ridurrei in polvere con queste stesse mani, quelle stronze. Non hanno fatto altro che punzecchiarmi per tutta la settimana. 

L'ultima è stata proprio oggi.
Tommy, come me, è ridotto a una ameba strisciante. L'hanno circondato come mosche su una merda e, quella stronza di Clara ha detto «Così impari a sbavare per quella!».
Io, in quel momento, stavo ascoltando I'm the Law, degli Anthrax. Avevo voglia di menare le mani, così mi sono alzata e sono andata al cospetto di sua altezza. Lei si è voltata verso di me con quella puzza sotto il naso, e... io l'ho presa per il collo e l'ho sollevata di dieci centimetri buoni da terra «Non rompere i coglioni, stronzetta», le ho intimato sibilando tra i denti. Giuro che mi è svenuta tra le mani. L'ho lasciata cadere a terra e me ne sono tornata al mio posto. Poi è suonata la campanella.

Penso, ripenso, e continuamente penso a ciò che è successo in quel budello di merda. Ci eravamo preparati come Green Berets che si apprestano alla guerra. Io ero in avanscoperta. Alex, dietro di me, imbracciava la carabina di Frate Tac, dietro a lui Tommy con la balestra, e infine Meddy (disarmata) che segnava il percorso in modo che non ci perdessimo. Avanzavamo lenti. Ci abbiamo messo tutta la settimana per tracciare una mappa completa di quei tunnel.

Partendo dalla fontana del cimitero, oltre al cunicolo che conduce alla Torre, c'erano altri tre percorsi validi. Uno conduce a uno scolo alla base di un cavalcavia che incrocia l'autostrada. Un'altro conduce a pochi passi da un locale che fa crescentine e tigelle, a Zola. Il terzo... conduce proprio sotto l'Albero dei Corvi.

E' lì sotto che ci hanno fatto una imboscata! Civil Wars dei Guns fluiva nelle mie orecchie. Erano... ovunque. Cadevano dal soffitto di quella strana cappella. Alcuni pregavano attorno alle radici dell'albero, che sembravano avvolte attorno a una sorta di sarcofago. Altri si tagliavano le vene per avvelenare l'albero bagnando le sue radici col loro sangue marcio. Ma la maggior parte di loro, centinaia, forse anche migliaia, tutti ammassati uno sull'altro, sembravano intenzionati a farci la pelle.
Non ricordo molto di quei momenti. Ho lottato. Ho combattuto con i denti, le unghie, i piedi, tutto quello che avevo a disposizione. Dietro di me Alex sparava a ogni bersaglio utile. I colpi però non bastavano. Paranoid mi giungeva alle orecchie, i Black Sabbath sembravano intravvedere un senso in quel disastro.
Ho capito che sarebbe finita male quando una freccia di Tommy mi era passata a fianco graffiandomi una guancia. Meddy gridava. Lottava con ciò che si era portata dalla canonica. Tommy l'appoggiava senza mai allontanarsi da lei. Gridavo di stare tutti uniti. Ma li sentivo lontanissimi. 

Poi un vampiro mi ha morso a una coscia. Mi sono piegata per il dolore. Ho trafitto quel mostro da parte a parte. Ma quando mi sono rialzata non sentivo più sparare. Poi i Nirvana. In Bloom. Non li vedevo più. Ho cominciato a gridare, a uccidere, a farmi largo verso quella che credevo essere la posizione dei miei amici. Ho trovato il tunnel. Loro no. Ho gridato. Ho sentito le urla di Meddy. Ho sentito il ruggito dei vampiri. Ho preso a correre. Pochi passi e sono inciampata. Alex. Il corpo di Alex. Era steso a terra. Morto. Mezzo mangiato. Un vampiro ancora tentava di spillare l'ultimo sorso di sangue quando gli ho strappato la testa dal corpo. Ho gridato. Meddy a sinistra. I vampiri a destra. Sono tornato in quella cazzo di camera. Volevo morire. Volevo lottare. Volevo uccidere e essere uccisa.

Ho lottato per non so quanto tempo. Ero stremata. Incazzata. Indemoniata. Non so quanti ne abbia mandati all'altro mondo. Non so quanti mi abbiano morso, strappato pezzi di pelle, carne, muscoli, nervi. Non mi fermavo. Sembravo una macchina fatta per uccidere. Volevo uccidere, e attendevo di cadere a terra senza energie, per morire divorata da quei mostri.
Poi un bagliore. Ricordo solo Fight for all the Wrong reasons, dei Nickelback. Un calore immenso. Ho sentito bruciare la mia pelle, i miei capelli, i peli del pube, i miei abiti, tutto. Ecco! Pensavo fosse così la morte.

E invece era Walmer. Non so come abbia fatto a essere nel posto giusto al momento giusto. Ma aveva con sé una bomba al fosforo. L'ha lanciata, si è nascosto non so come, e ha lasciato che tutto bruciasse, compreso me.

Ora sono pelata dal capo ai piedi. Frate Tac dice che sono stata fortunata, che non sono immortale ma che sono sopravvissuta per miracolo. Io credo non mi si dica tutto. A ogni modo è come se fossi morta dentro. Sono morta dentro. Morta assieme ad Alex.


Per chiunque sia in ascolto... Mi chiamo Clara e ho 16 anni.

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